Presentazione a Recco – venerdì 25 maggio 2018

Che cosa hanno in comune uno stilista, un cosmologo, un contadino e un funambolo?

Tutti, da piccoli, hanno avuto uno stretto rapporto con la terra, chi sdraiandosi a osservare un nido di formiche, chi rotolandosi nei prati di una villa romana, chi giocando in un’oasi alle porte del deserto algerino, chi sbucciandosi le ginocchia nel fango vicino a Torino.
Tutti, una volta cresciuti, con la terra hanno mantenuto un legame forte, che ne ha condizionato le scelte di vita.

Le loro testimonianze, insieme a quelle di molti altri, compongono il libro La terra non è mai sporca, curato da Carola Benedetto e Luciana Ciliento.
Incontreremo le autrici e Paolo Marin, venerdì 25 maggio presso la Sala del Consiglio del Comune di Recco, piazza Nicoloso 14.
Dalle 19.30 sarà servito un rinfresco di benvenuto. Vi aspettiamo!

“Questo libro è nato in viaggio e con il viaggio si è costruito, incontrando persone molto diverse fra loro, ma accomunate dal profondo legame con la terra.
E poi percorre la terra in lungo e in largo, in tutti i contributi raccolti. Si parte dall’Algeria e dal Burkina Faso di Rabhi e si termina con l’Iran della scrittrice Nahal Tajadod. Nel mezzo, terre lontane – il Giappone, l’India, il Kenya, il Sudamerica – ma anche luoghi a noi più vicini: il Piemonte, la Liguria, il Cilento.
Scrittori, agroeconomisti, cosmologi, musicisti, monaci, artisti, stilisti, funamboli, bioagricoltori, politici, scalatori raccontano la loro idea di terra.
Terra e sociale, terra e politica, terra e spirito, terra e arte, terra e confini, terra e identità sono alcuni dei modi in cui si può concepire la terra, creando una sorta di grande giardino della reciproca conoscenza.
La terra non è mai sporca è un po’ come la “banca” che Paolo Marin, referente tecnico di progetti agricoli penitenziari, ha creato presso il carcere di Asti. Si tratta di una banca che raccoglie i campioni di germoplasma, ossia il corredo genetico di una determinata specie vegetale, permettendo in questo modo di salvare le specie rare o a rischio di estinzione, e magari di ritrovare il gusto della frutta che mangiavano i nostri nonni.”

Ecco, il libro è una banca di spunti, di idee, di punti di vista.

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